Lettera di Poggio Bracciolini (1380-1459) a Guarino Veronese (ca. 1370-1460), da Costanza (Konstanz), in data 15 dicembre 1416, sul ritrovamento delle Institutiones oratoriae di Quintiliano: “Un caso fortunato per lui [Quintiliano], e soprattutto per noi, volle che, mentre ero ozioso a Costanza, mi venisse il desiderio di andar a visitare il luogo dove egli era tenuto recluso. V’è infatti, vicino a quella città, il monastero di San Gallo, a circa venti miglia. Perciò mi recai là per distrarmi, ed insieme per vedere i libri di cui si diceva che vi fosse un gran numero. Ivi, in mezzo a una gran massa di codici che sarebbe lungo enumerare, ho trovato Quintiliano ancor salvo ed incolume, ancorché tutto pieno di muffa e di polvere. Quei libri infatti non stavano nella biblioteca, come richiedeva la loro dignità, ma quasi in un tristissimo ed oscuro carcere, nel fondo di una torre, in cui non si caccerebbero nemmeno dei condannati a morte. Ed io son certo che chi per amore dei padri andasse esplorando con cura gli ergastoli in cui questi grandi son chiusi, troverebbe che una sorte eguale è capitata a molti dei quali ormai si dispera. Trovai inoltre i primi tre libri e metà del quarto delle Argonautiche di Caio Valerio Flacco, ed i commenti a otto orazioni di Cicerone e di Quinto Asconio Pediano, uomo eloquentissimo, opera ricordata dallo stesso Quintiliano [...] Addio e voglimi bene, ché l’affetto è ricambiato” [Dalla traduzione di Eugenio Garin, in Prosatori latini
del Quattrocento, Milano-Napoli, Ricciardi, 1952]
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