Da Luigi Pirandello’s Saggi, Poesie, Scritti
Varii, a cura di Manlio lo Vecchio-Musti. Mondadori, 1960.
"Ebbene, noi vedremo che nella concezione di ogni opera umoristica,
la riflessione non si nasconde, non resta invisibile, non resta cioè
quasi una forma del sentimento, quasi uno specchio in cui il sentimento
si rimira; ma gli si pone innanzi, da giudice; lo analizza, spassionandosene;
ne scompone l'immagine; da questa analisi però, da questa scomposizione,
un altro sentimento sorge o spira: quello che potrebbe chiamarsi,
e che io difatti chiamo il sentimento del contrario.Vedo
una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di
quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata
d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella
vecchia signore è il contrario di ciò che una
vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso cosí, a
prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica.
Il comico è appunto un avvertimento del contrario.
Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella
vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi cosí
come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché
pietosamente s'inganna che, parata cosí, nascondendo cosí
le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del
marito molto piú giovane di lei, ecco che io non posso piú
riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando
in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto,
piú addentro: da quel primo avvertimento del contrario
mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed
è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico."