Lettera di Riccardo Mariotti Rina Pierangeli Faccio

“Macerata, 16 novembre 1909

Egregia Signora,

Mi perdoni la brutale franchezza ma ho bisogno dirglielo subito per non trattenere il suo cuor materno molto addolorato in angosciosa aspettativa. Il suo Walter purtroppo non vuol saperne della madre sua. Ho avuto parechie occasioni d’intrattenermi con lui sull’argomento che tanto ne preoccupa; ma ho sempre trovato in lui ostilità, repulsione... Dopo la pregiata sua ultima gli ho parlato ancora e, lo creda, ho messo tutta l’anima mia per richiamarlo al dovere d’un affetto in una gentile e naturale. Invano! Invano! Egli nulla sente, e credo, Scusi il dolore che Le procuro, nulla sentirà mai per Lei. È debito nella mia coscienza non trastullarla con vane speranze; e compio il mio dovere con l’anima piena di angoscia.
Se potrò esserle utile in altro, mi troverà sempre pronto a suoi comandi lietissimo di poterla servire onde compensarla della mi inettitudine in questo servizio che speravo compiere facilmente e, quel che piú, efficacemente.
Or non mi resta che ossequiarla e raccomandarle la pazienza e la rassegnazione sperando nell’avvenire”.

(Da: Sibilla Aleramo e il suo tempo. Vita Raccontata e illustrata, a cura di Bruna Conti e Alba Morino [Milano: Feltrinelli 1981] 41)


Dai diari di Sibilla Aleramo:

“... Mio figlio mi pensa, stamane. Gli ho scritto qualche rigo, giorni fa. Tristezza irreparabile del nostro rapporto, dappoi che ci siamo rivisti dopo i trent’anni d’intervallo e invano abbiamo provato a sentire come una realtà il fatto ch’io sono sua madre e che lui è mio figlio.

(Un solo momento abbiamo avuto: la prima sera del ritrovamento; un singhiozzo profondo nel petto d’entrambi, abbracciandoci, e subito appresso, seduti di fronte, avviando un discorso qualunque, a frasi mozze, un sorriso in cui ci specchiammo a vicenda, in cui nel suo largo viso d’uomo già maturo io vidi affiorare e tremare, sorridendo timida e innocente, quella che so essere l’anima mia, la qualità nativa inalterabile dell’anima mia. Un solo momento. Poi, tutto della vita ci ha fatti immediatamente apparire su due piani differenti, con l’impossibilità di qualsiasi scambio verace: incomunicabili, nonostante il sangue, nonostante l’uguale bontà della natura umana”.

(Da: Sibilla Aleramo, Un amore insolito. Diario 1940/1944 [Milano: Feltrinelli, 1979] 57).